Identità: l'ora del Campari - Postilla #25
L'aperitivo è un momento tipicamente italiano, una tradizione dietro le cui origini c'è una storia, di identità aziendale e storytelling, capace di andare oltre il prodotto in sé
Se d'affanni, vecchi malanni, non si sente più novella
Se ciascun sorride lieto e la vita trova bella
Se ragione misteriosa a gioir ciascuno appella
Questa è l'ora senza pari, questa è l'ora del Campari
(Ferdinando Crivel Crivelli, L’ora del Campari - di Crivel/Dufas, 1932)
Una delle cose più italiane di tutte, all’interno della nostra sconfinata cultura della tavola, del cibo e dello stare insieme, è certamente l’aperitivo.
Non possiamo dire che l’idea di bere qualcosa tra amici prima di cena sia unica al mondo, gli inglesi ad esempio hanno il beer o’clock alle 17 del venerdì, quando finisce la settimana lavorativa.
Tuttavia, anche se in tanti vi possono dire di voler fare “un bar per aperitivi” all’estero, sappiate che senza l’Italia intorno l’imitazione sarà pallidissima, senz’anima.
Unica, del resto, è l’interpretazione tutta italiana di quel momento, che affonda le radici nella notte dei tempi. La prima bevanda definita aperitivo risale al V secolo A.C. e fu opera di Ippocrate, il padre della medicina moderna.
Ma come si è arrivati da medicina per il corpo, a medicina per lo spirito, a momento conviviale, a celebrare infine “l’ora del Campari”, divenuta già nel 1932 tema di una canzone popolare?
Dietro c’è una storia di identità aziendale forte. Un’identità in grado di andare oltre il prodotto grazie alla capacità di creare emozione ed autenticità.
L’Ora del Campari
Non è l’unico caso in cui il brand ha sostituito nominalmente nell’immaginario collettivo l’oggetto o il suo contenuto, basti pensare ad esempio alla Bic, alla Nutella, ai Post-It o alle Moleskine. Tutti oggetti in cui il brand è diventato così forte da rimpiazzare i nomi originari dei prodotti: la penna, le creme spalmabili, l’appunto (ecco qui è difficile, come chiamate i foglietti adesivi dei Post-it, se non Post-it?), il taccuino.
La storia di Campari è ben sintetizzata dalla Galleria Campari a Milano, un’immersione nell’aperitivo rosso inventato nel 1860, che abbiamo recentemente avuto modo di visitare.
Protagonista, tra le altre cose, la celeberrima bottiglietta triangolare, portatrice di un design senza tempo, che negli anni ha dato vita a molti altri oggetti ottenuti dal suo utilizzo fantasioso: dispenser di noccioline, lampadari, posacenere.
La mostra, che tocca tutto il Mondo Campari e le varie sfaccettature artistiche ispirate (dalla fotografia al cinema), presenta scatti che vanno dagli anni 30 ai giorni nostri e raccontano i bar e tutto quello che caratterizza la multiforme vitalità di questi luoghi di ritrovo, svago e scambio culturale.
Qualcosa di simile (per l’attenzione al design, alla pubblicità, all’identificazione aziendale con valori collettivi) lo si può trovare con Guinness in Irlanda, per restare nel settore.
L’identità rimane il comune denominatore. Solo chi si fa portatore forte di valori, che vanno oltre il semplice prodotto, entra nel cuore dei clienti, che a loro volta comunicano attraverso il consumo una gamma di valori personali e collettivi.
Basti pensare, ad esempio, al nostro Pirlo, l’aperitivo che orgogliosamente i bresciani rivendicano vada fatto “col Campari” nella sua versione originale (e con vino bianco fermo, ci mancherebbe) per marcare la differenza col più commerciale e dolce Spritz veneto che nasce con l’Aperol.
Il tempo - come spesso si vede - cambia le abitudini molto più di quanto non si riesca a percepire, ma qui la forte identità emerge proprio perché in grado di adattarsi e confermarsi, pur in un quadro diverso.
Basti pensare alla distanza non solo anagrafica tra i primi aperitivi veloci, serviti nel calicino e alla versione più elaborata e sostanziosa, accompagnata dal cibo, dell’happy hour moderno, (che peraltro negli ultimi 20 anni è ulteriormente cambiata, per prezzi, tempistiche, offerta).
Rimane l’identificazione, e questo è quel che conta.
Oxigenio ha l’ambizione di lavorare con le Campari del domani, aziende che si mettono in discussione e investono sulla propria identità mettendosi a fuoco, un po’ come Campari che attraverso l’arte ha esplorato se stessa per oltre cento anni.
Intanto Oxi…
Società Benefit. Un mese fa abbiamo raccontato che Oxigenio è diventata ufficialmente S.B. Ci siamo accorti che nel passaggio in cui menzioniamo le B Corp si poteva interpretare in modo errato quanto scritto. In sintesi: Società Benefit é un tipo di forma giuridica legalmente riconosciuta che un'azienda può assumere, mentre B Corp è una certificazione ufficiale rilasciata da B Lab attraverso la misurazione di alcune performance. Qui trovate un quadro più dettagliato delle differenze tra Società Benefit e B Corp.
Appuntamenti
Save the date. Mercoledì 6 marzo in OfficinaStrategia parleremo di “Fiducia” e futuro del lavoro. Sempre con la nostra formula AAA di incontro tra Aziende, Accademia e Autori. Il primo appuntamento nello scorso mese di ottobre fu un successo, quindi vi diciamo in anticipo la data, così ve la salvate in calendario e ci si vede anche questa volta. La trovate a questo link. Seguiranno comunicazioni approfondite…
Letture, ascolti, visioni
Soldi. Qualche mese fa è uscito “Soldi” una pubblicazione di Intenazionale con 10 parole per capire come funziona l'economia oggi. Ve lo segnaliamo perché, in particolare, il capitolo sul remote working, intitolato “E lo chiamate smart working? Il confine sempre più sottile tra lavoro e tempo libero” ci è stato di grande ispirazione.
Giamaicani. Se come noi state riflettendo sul tema dell’identità c’è un film che ci ha particolarmente ispirato e che pone la questione del proprio modo di essere in modo ironico ma profondo. Cool Runnings - Quattro sottozero è un film statunitense del 1993 diretto da Jon Turteltaub e prodotto dalla Walt Disney Pictures. La pellicola è ispirata alla vera storia della Nazionale di bob della Giamaica che partecipò ai Giochi olimpici invernali di Calgary 1988.
Se sembriamo giamaicani, camminiamo da giamaicani, parliamo da giamaicani e siamo giamaicani, dobbiamo anche correre sul nostro bob da giamaicani.
Atelier Jolie. Un tema che ci sta particolarmente a cuore è quello dei modelli di business consapevoli capaci di generare un “benessere diffuso ed ecosistemico”, che non mettono il profitto al centro. Tra questi recentemente abbiamo individuato l’Atelier Jolie a Manhattan New York. Un luogo rivisitato di cui è stata conservata la forte identità creativa, era lo studio del celebre artista Basquiat, che oggi rinasce come progetto collettivo.
Una comunità di professionisti composta da sarti, modellisti e artigiani provenienti da tutto il mondo per creare un contesto di moda sostenibile costruito sul concetto di scoperta di sé. Uno spazio perfetto per fermarsi e riflettere sulla propria identità facendolo partendo dal punto di vista della moda.
C’è anche un cafè gestito da EatOff Beat, progetto di recupero e reinserimento di immigrati e rifugiati residenti a New York, così da chiudere il cerchio del concetto per cui è nella contaminazione tra settori e culture che il valore viene generato e trasmesso. Possiamo dunque considerare anche Angelina Jolie una pioniera del cambiamento:
Speriamo di creare una comunità di creatività e ispirazione, indipendentemente dal background socioeconomico. Faremo luce sulle persone che giocano un ruolo in ogni creazione.
E anche per il numero 25 è tutto.
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