FuoriOfficina: ci vediamo a Milano!
Converseremo con imprenditori, manager e istituzioni di un tema tanto importante quanto difficile da affrontare: come gestire e comunicare con le persone in situazioni di fragilità.
Di recente ci è capitato di ascoltare un intervento di Giovanni Allevi e di ritrovarci nelle sue parole. Si è dichiarato contrario alla parola “Resilienza” perché “sa di adattamento passivo ad una situazione negativa”.
Beh, siamo totalmente d’accordo.
Anche a noi non è mai piaciuta, tanto è vero che da qualche anno abbiamo abbracciato “Antifragilità”, che esprime il concetto di sopravvivenza ad ogni evento esterno, indicando la capacità di evolvere nel cambiamento per trasformarsi in qualcosa di diverso, e prosperare nel disordine. Un concetto positivo, dunque, che porta come esempio principe la natura e la sua continua evoluzione.
Abbiamo proposto diversi seminari, corsi, progetti aziendali sul tema: tutti d’accordo sul prosperare nell’incertezza, sul saper cambiare, sull’evoluzione… a patto di non parlare di Antifragilità in un contesto aziendale. Eravamo così orgogliosi del percorso “Agili e Antifragili”proposto nell’estate del 2020, eppure nessun iscritto… titolo sbagliato!
Perché? Una manager ci ha risposto:
perché c’è la parola “fragilità” che è brutta e non motiverà mai nessuno.
Ah! Ecco l’elefante nella stanza.
È vero, si fa fatica a parlare di fragilità e a confrontarsi con chi vive un momento di difficoltà. Ci mette a disagio, ci sentiamo inadeguati, nonostante la fragilità sia la cosa più umana che ci sia, il punto di contatto tra tutti noi.
Anticamente si parlava di dolore e sofferenza senza tabù. L’arte e la letteratura antica ne portano testimonianza, oggi invece sono stati stigmatizzati. Non se ne parla mai senza riserbo, men che meno in contesti aziendali.
Eppure siamo tutti d’accordo sul fatto che la leadership sia una questione di umanità, e che il lavoro del futuro in uno scenario di intelligenza artificiale sarà fatto di autenticità e identità.
Nella società della performance non c’è spazio per la fragilità, perché rallenta, e non rientra nell’etichetta del manager, quindi crea imbarazzo.
Noi leader siamo belli, forti, tutti d’un pezzo, felici e realizzati sennò come possiamo andare veloci e ispirare gli altri?
Quanta fatica però, soprattutto nei giorni di fragilità perché prima o poi arrivano per tutti. Ne vale la pena? E poi siamo sicuri di non precluderci così la possibilità di migliorare le nostre competenze e magari trovare opportunità di business?
Forse.
In ogni caso crediamo valga la pena affrontare l’elefante nella stanza e aprire la conversazione a chi lo ha fatto, a chi ci sta provando, a chi non ci è riuscito e a chi non sa da dove partire.
Ecco perché nasce questo incontro, da una prima conversazione con Bullone estesa a Massimo Pozzetti e a Vincenzo Summo, due manager che ci stanno provando tra successi e difficoltà, con l’auspicio che si apra a tutti coloro che vorranno partecipare.
Bisogna danzare in questa vita! Dolore e sofferenza non vanno nascosti né rimossi, perché è lì che emerge il senso della nostra esistenza, e la nostra vita si fa autentica.
(da Nove Doni, Giovanni Allevi.)
Lunedì 7 aprile | 18.30 | Milano
Saluti istituzionali
Lamberto Bertolé, Assessore al Welfare e Salute, Comune di Milano
Intervengono
● Massimo Pozzetti, CEO, Pastiglie Leone
● Vincenzo Summo, Head of Talent, Nestlé Italy & Malta
● Sara Baroni, Founder Oxigenio | OfficinaStrategia
● Bill Niada, Fondatore e Presidente di Fondazione Bullone
L’ingresso è gratuito, è sufficiente registrarsi.
Questa è una comunicazione speciale, il prossimo appuntamento è il 1°di aprile con la consueta Postilla del mese.