I think: uomini in dialogo con le proprie idee. Postilla #37
Quanti taccuini avete nell'armadio? Charles Darwin e Bob Dylan parecchi…
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Immagina di ritrovarti tra le mani uno dei taccuini di Charles Darwin, magari quello rubato dalla biblioteca di Cambridge nel 2001 e, con lieto fine, restituito nel 2022. Immagina di trovare un pagina che titola I think e sotto riporta lo schizzo dell’albero della vita, ovvero l’essenza della teoria della selezione naturale e dell’evoluzione.
Charles aveva intuito che tutti gli esseri viventi sono in relazione tra loro e che, in ultima analisi, risalgono tutti a un unico antenato comune. È la storia della scienza, “pensata” alla fine degli anni 30 dell’Ottocento e poi rimasta su un foglio altri 20 anni, giusto il tempo per lui di raccogliere prove su prove prima di presentarla al mondo.
Incertezza, procrastinazione, dubbi?
Perché aspettare davanti ad un’intuizione così geniale e rivoluzionaria? Oggi ci saremmo precipitati a condividerla sui social in cerca di consenso, like, follower e applausi. Nessuno può saperlo con certezza, forse nemmeno lo stesso Charles, ma un’ipotesi che ci piace è stata portata in scena da Marco Paolini, che racconta di una persona in dialogo con la propria idea per 20 anni.
Uno scambio a due, un’intesa unica senza interruzioni né intrusioni, che certamente l’avrebbero compromessa.
Servivano prove, tante prove per trasformare la semplice e geniale intuizione dell’albero della vita schizzata sul taccuino nel 1838 in una teoria convincente per un mondo. Quando venne presentata da Charles insieme ad un naturalista di nome Wallace, giunto alla stessa conclusione parecchio tempo dopo di lui ma comunque solida spalla, l’idea non riscosse il meritato successo di pubblico. Era il 1858. Del resto ogni rivoluzione è scomoda, serve tempo, si pensi che la Chiesa ci ha messo 200 anni a portare le proprie scuse a Charles: "Le incomprensioni sono nate dalla nostra prima reazione sbagliata, incoraggiando altri a fraintendere le nostre intenzioni”. Era il 2008. Oggi solo il 10% degli Americani considera convincente questa teoria, e l’altro 90% ci sta pensando…che servano altre prove?
Obiettivi da raggiungere e prove da portare per convincere gli altri, ma resta I think il momento magico che Charles ha vissuto, solo con la propria idea. Quel momento dello schizzo sul taccuino ha acceso il dialogo con se stesso e forse dato un senso all’agire degli anni seguenti.
Ci chiediamo quanti momenti I think siano custoditi nei nostri taccuini (o nelle note di iPhone), e dall’esempio di Charles possiamo trovare il coraggio di riaprirli per scoprire magari che stiamo raccogliendo prove e prima o poi le nostre intuizioni potrebbero essere condivise e cambiare il mondo, o forse che sono solo servite a cambiare noi stessi dando un senso alle nostre giornate.
“Un uomo ha successo se si alza la mattina, si mette a letto la sera, e in mezzo fa ciò che vuole fare.” Bob Dylan
Un salto di un secolo, dalla scienza alla musica: era il 1961 quando un giovane Bob Dylan arrivò a New York determinato a lasciarsi alle spalle l’identità d’origine per costruirne una nuova o più di una anche, purché a modo suo.
Per tutta la vita sarebbe restato fedele alle proprie intuizioni a qualsiasi costo, dichiarando che il nemico è ciò che gli altri si aspettano e ti chiedono.
Anche Bob ha accumulato negli anni una quantità di taccuini, fogli, strappi di carta con macchie di caffè e pensieri, sfoghi, idee, canzoni, poesie. Si trova a Tulsa l’archivio che ne raccoglie 6000, oggetti e appunti di 60 anni di carriera.
Una vita di momenti I think, viene da pensare di fronte a questi numeri: anche Bob ha mantenuto un dialogo costante con le proprie idee.
Negli anni in cui tutti facevano ballare, lui ha portato le persone ad ascoltare le sue parole, anche quando si aspettavano qualcosa di diverso.
“Faccio del mio meglio per essere come sono. Ma tutti vogliono che sia come loro.”
Questo canta nel 1965 tra i fischi delle persone che reclamano il Bob dall’identità precedente, quella di Blowin’ in the Wind, ormai cambiata però e pronta a portare al mondo “Like a Rolling Stone”.
Ripercorrendo la sua storia è come se non avesse mai avuto tempo per fermarsi su una cosa già fatta o già detta, anche solo per prenderne il merito.
Ricevette il premio Nobel e non lo ritiró. Impegni già presi? Maleducazione? Forse, o forse una scelta estrema di coerenza in quel suo essere sempre un completo sconosciuto a se stesso, ma senza mai smettere di cercarsi.
Bob ha saputo fare quello che voleva fare, sempre: dialogare con le proprie idee, come Charles Darwin.
Quando arriva il momento I think il contesto si spegne, le distrazioni si annullano, e lo spazio si comprime per espandere il tempo. Ci si ritrova così di fronte al proprio pensiero in cerca di un’identità che non si è certi di voler trovare, perché il bello sta proprio nell’esplorarne la continua evoluzione.
Una prospettiva ben diversa dal fare per ottenere, guidati da un obiettivo esterno. Qui l’azione è conseguenza di un pensiero ispirato dal dialogo con se stessi.
Nel primo caso c’è la forza di volontà che fa braccio di ferro con le distrazioni in nome di un riconoscimento che verrà a posteriori, nel secondo la forza unica della motivazione intrinseca verso le proprie idee profonde in nome del saper essere se stessi che le spegne definitivamente.
È confortante pensare ad un mondo di persone in dialogo con le proprie idee, focalizzate e senza distrazioni nel loro agire non necessariamente in nome di un obiettivo esterno, senza ricerca di consenso, capaci di accettare gli errori e i fallimenti e di godersi comunque il momento I think.
Così, qualcosa di rivoluzionario prima o poi succederà.
How does it feel?
Intanto Oxi…
I think. Abbiamo iniziato il 2025 con la profonda determinazione ad aiutare quante più persone ad aumentare i momenti I Think della propria vita.
Lo faremo con una proposta di retreat in solitudine o in piccoli gruppi in diverse location che stiamo selezionando più o meno vicine alle città. Se sei interessato chiamaci subito così progettiamo insieme un’esperienza di focus e lavoro senza distrazioni ancora più efficace.
L’anno del serpente. Il 29 gennaio abbiamo celebrato l’inizio dell’anno del serpente, simbolo di saggezza, intuizione, eleganza e trasformazione. Pare sia l’anno dei pensatori e dei comunicatori, persone spirituali a cui piace vivere bene. Sarà il nostro anno dunque. I festeggiamenti sono ancora in corso, termineranno con la festa delle lanterne il 12 febbraio, almeno a Milano. Ogni città ha le proprie celebrazioni, l’importante è mangiare involtini primavera di buon auspicio, una tagliatella di riso per la longevità e per i più coraggiosi anche l’anguilla del cambiamento.
Parlano di noi. Un’intervista su Small Giants, inserto di Forbes Italia in edicola dall’11 gennaio, celebra il nostro impegno di oltre 20 anni con le aziende, gli imprenditori, i manager. Il titolo ci è parso parecchio azzeccato: Conoscersi per crescere. In effetti è quello che abbiamo sempre fatto e che dà un senso alla nostra azione. Ne abbiamo parlato anche sulla nostra pagina LinkedIn.
A proposito di identità…
Josè Saramago disse di Pessoa:
“Fernando Pessoa non arrivò mai a sapere con certezza chi era, ma è grazie a questo dubbio che possiamo scoprire chi siamo veramente.”
Lisbona è un posto perfetto per gli inquieti in cerca di identità, e se ci andate tappa obbligata nei luoghi I think di Fernando Pessoa, anche perché si mangia bene.
Comprare Identità a Milano. Da gennaio Identità, con l’intera collana dei Commentarii di Oxigenio, è in vendita all’ADI museum of Milan: il tempio del design nella città del design. La cosa ci ha riempiti di orgoglio perché noi abbiamo amato quell’oggetto bello e funzionale dal primo momento I think che lo ha ispirato e ce lo siamo fatto in casa dall’inizio alla fine perché ci divertiva tanto vederlo prendere forma. Si può anche comprare sul nostro sito, così ve lo spediamo con un bel biglietto!
Appuntamenti
Due date da segnare subito, e poi ne riparleremo in dettaglio con Postille speciali:
10 marzo, Brescia. The Offline Club (The Offline Times) arriva in OfficinaStrategia, prima volta a Brescia in esclusiva per la nostra community e con un format personalizzato per il nostro spazio.
7 aprile, Milano. Primo appuntamento del FuoriOfficina, il ciclo di eventi organizzati da noi fuori dalle mura di OfficinaStrategia, per parlare di identità, opportunità, inclusione (ma senza dirlo). Come il FuoriSalone, che inizierà il giorno dopo, questo non può che svolgersi a Brera. Seguiranno dettagli in Postilla speciale.
Ascolti, letture, visioni
Libri.
Bob Dylan. Mixing Up the Medicine. Un volume prezioso, che racconta la vita e l’arte del cantautore col premio Nobel, ripercorrendone la vita e i continui e mutevoli processi creativi, nato dal famoso archivio dei 6000 scritti della sua carriera (quello che stanno a Tulsa, inclusi i taccuini vedi sopra) .
Si compra su Amazon, ma perché non fare un giro di persona da Rizzoli o Feltrinelli?
Gianrico Carofiglio. Elogio dell’ignoranza e dell’errore. Einaudi. Un racconto della gioia dell’ignoranza consapevole e le fenomenali opportunità che nascono dal riconoscere i nostri errori. Imparando, quando è possibile, a trarne profitto.
“La gente tende ad essere disturbata dall’incertezza. Le affermazioni categoriche fanno da ansiolitico, ma producono pessime previsioni e non consentono, in sostanza, di decifrare la complessità. Metti un’etichetta, fai un’affermazione categorica e calmi l’inquietudine che la complessità genera…”
Teatro.
Darwin, Nevada. Lo spettacolo di Marco Paolini su Darwin, i suoi taccuini e altri personaggi che si incrociano in una città fantasma del Nevada. L’interpretazione di un Charles Darwin che parla in dialetto veneto con le proprie idee vale il biglietto.
Al Piccolo, Milano, fino al 16 febbraio.
Cinema.
A complete Unknown. La storia di Bob Dylan. ça va sans dir, il consiglio è di guardarlo in lingua originale: gli attori sono bravissimi.
Pensieri laterali.
Bob Dylan porta la parola nella musica. Invita a riflettere, ascoltare e prendere consapevolezza nel momento in cui tutti gli altri invitano a ballare. Un po’ come quando in riunione chiedi perché, mentre tutto gli altri parlano del cosa. Quindi, se anche lui non si è fermato davanti ai fischi del pubblico, perché dovremmo farlo noi?
E non criticate
Quello che non riuscite a capire
I vostri figli e le vostre figlie
Sfuggono dai vostri comandi
La vostra vecchia strada
Sta rapidamente diventando obsoleta
Per favore andate via dalla nuova
Se non potete dare una mano
Perché i tempi stanno cambiando.
( da “The Times They are A-Changin’. Bob Dylan)
Sovviene il ricordo di Jurassic management, delle vecchie postille sul cambiamento, sul futuro del lavoro, sulle resistenze al cambiamento, sulla fiducia, l’energia e l’antifragilità.
E anche per il numero 37 è tutto, I think.