Tutti pazzi per l'intelligenza. Postilla #38
Ingenium, Intelligentia, Intellectus: tre parole latine per definire l'intelligenza che ci suggeriscono ispirazione, metodo e conoscenza. E l'intelligenza artificiale? Un secchione, non un genio.
Tempo di lettura: un po’ più lunga del solito | Foto: …creando connessioni
Forse intendiamo tutti la stessa cosa ma non esiste un’unica definizione.
Che cos’è l’intelligenza?
Tutti ne parlano, la esplorano, la guardano da diverse prospettive, in una ricerca quasi ossessiva della risposta confortante, un segnale che sia in grado di spegnere la minaccia che l’intelligenza artificiale ha portato nella nostra quotidanità.
Proviamoci anche noi, navigando con la curiosità che ci contraddistingue, l’umiltà di non sapere nulla, e la prospettiva delle connessioni che spesso ci aiuta a capire o ad accettare di non capire; e in questo trovare conforto.
Partiamo dunque da cosa l’intelligenza non è: l’intelligenza non è un algoritmo che fa cose complesse.
Quindi l’intelligenza artificiale non è intelligente?
Il termine "Intelligenza artificiale" è stato coniato nel 1955 da un tale John McCarthy, informatico statunitense che la descrisse come "la scienza e l'ingegneria di fare macchine intelligenti".
Forse se avesse usato termini come “modello”, “sistema complesso”, o “super-algoritmo” sarebbe stato più corretto, ma vuoi mettere il fascino della parola “intelligenza”?
Del resto con lui c’era un matematico insoddisfatto alla ricerca del senso della vita, deciso a dedicarsi allo studio dell’intelligenza stessa e ai suoi problemi “disperatamente profondi”, come dichiarò al New Yorker: “Ormai non riesco a immaginare nient’altro che valga la pena di fare”. Si chiamava Minsky.
Il 31 agosto del 1955 McCarthy e Minsky, insieme ad altri due presentarono un progetto di ricerca sul tema, con l’obiettivo di dimostrare:
“Come ogni aspetto dell’apprendimento o qualunque altra caratteristica dell’intelligenza possa, in linea di principio, essere descritta in maniera talmente precisa da permettere di costruire una macchina in grado di simularla… Una macchina in grado di usare il linguaggio, creare delle astrazioni e dei concetti, risolvere vari tipi di problemi riservati agli esseri umani e migliorarsi autonomamente”.
Quando io penso all’intelligenza artificiale mi sovviene un secchione, più che un genio: uno che sa incamerare quantità enormi di dati e catalogarli con una rapidità eccezionale in modo da poterli confrontare per restituire soluzioni a problemi molto complessi. Affascinante, ma… pur sempre un secchione.
L’assunto è che l’intelligenza umana stia nel cervello, centro assoluto del potere, ma siamo sicuri?
Esiste una teoria, detta della cognizione incarnata, secondo cui il corpo non ha cervello, bensì il corpo è cervello.
L’intelligenza diventa così un sistema di organi interconnessi e le nostre prestazioni cognitive dipendono dalla relazione tra cervello e corpo.
È il paradigma del sistema, in cui contano le connessioni più del singolo elemento, quello che a noi sembra sempre il più convincente di tutti.
Se crolla il mito del cervello come centro del potere, unico e replicabile, si annulla anche il rischio che diventi soggetto a manipolazione da un organo artificiale in grado di replicarne il funzionamento.
Cogito ergo sum…. diceva Cartesio nel 1600 in una visione filosofica che separa corpo e mente, fondatore del pensiero razionale basato sulla matematica come alternativa al sapere del suo tempo.
L’errore di Cartesio, di Antonio Damasio, è un libro che lo attacca.
“Emozione, sentimento, regolazione biologica: hanno tutti un ruolo nella ragione umana” sostiene Damasio, neuroscienziato portoghese. La biologia contribuisce alla formazione degli stessi principi etici. I sentimenti e le emozioni da cui provengono sono essenziali per la nostra capacità di adattarci alle circostanze e di comunicare con gli altri.
“Le nostre azioni migliori e i pensieri più elaborati, le nostre gioie e i nostri dolori più grandi, tutti impiegano il corpo come riferimento… E l’anima respira attraverso il corpo”.
Come si definisce allora l’intelligenza?
L’etimologia riporta ai classici latini:
Intelligenza è voce dotta derivata dal latino intelligentia(m), che discende a sua volta da intellegere, cioè inter, «tra», e legere, «leggere», «scegliere».
Intelligenza allora è capacità di lettura e di discernimento della realtà.
Una definizione univoca non esisteva nemmeno a quei tempi, quando erano tre le parole usate con questo significato e diverse sfumature:
Ingenium, Intelligentia e Intellectus.
Nel latino tre vocaboli si alternano con il significato di intelligenza.
Ingenium è intelligenza creativa, ispirata, inventiva ( il termine è composto da in, «dentro» e gignere, «generare»). Ci ha fatto pensare al senso che diamo all’ISPIRAZIONE.
Intelligentia indica la facoltà di scegliere, discernere e legare in unità. Insomma il METODO che è ricerca, indagine e il modo di fare ricerca e indagine. (Per noi sistemico, ovvero in grado di guardare i collegamenti, attivare le connessioni come solo l’intelligenza umana può fare)
Intellectus è participio passato di intellegere, indicando la capacità di valutazione delle circostanze e di connessione tra i concetti per esperienza. Tradotto anche come CONOSCENZA.
Ispirazione, metodo e conoscenza: la nostra forma di intelligenza per orientare un’azione che non fornisce una risposta definitiva, ma ci aiuta a vivere meglio ogni giorno, dando un senso al nostro saper fare, in azienda e nella vita.
Intanto Oxi…
Intelligenza naturale.
Il 2025 ci vedrà ancora una volta al fianco di Richmond Italia, azienda impegnata da 30 anni nello sviluppo d’impresa attraverso eventi specifici per ogni mercato. Questa volta il progetto prevede un workshop ripetuto 28 volte per manager di diverso settore, ruolo, funzione mirato a costruire un manifesto dell’intelligenza naturale (tema dell’anno dei Forum) usando ispirazione, metodo e conoscenza. Un progetto ambizioso, che parla di sfide, tendenze, paure e soprattutto di talento umano. Rigorosamente in sessioni ad alta concentrazione senza distrazioni digitali. Ci divertiremo, e vi terremo informati.
My Focus: a deep work experience.
Siamo entrati nella fase beta del nostro nuovo prodotto: un’esperienza di lavoro profondo e senza distrazioni in natura. Stiamo selezionando 2 persone che vogliano testarlo nel mese di marzo al 50% del prezzo di lancio. Per candidarti scrivi a info@officinastrategia.it entro il 10 marzo.
A proposito di identità…
La mostra di Filippo Tincolini a Pietrasanta.
Human Connections è un’indagine artistica sulla condizione umana attraverso la scultura. I temi sono quelli umani, quali l’identità, i miti, il rapporto con la tecnologia e il legame con la natura.
Conosciamo Filippo da quando è venuto in OfficinaStrategia per verbalizzare il DNA della propria azienda e disegnarne lo sviluppo attorno ad una chiara identità, nel settore del marmo… ça va sans dir. Ricordiamo ancora la luce nei suoi occhi al parlare del marmo e dell’identità di un territorio che si fa motore di un saper fare manuale e artistico che guarda al futuro senza scordare il passato.
Se passate da Pietrasanta, fino al 2 giugno nelle piazze e nella ex chiesa e chiostro di S.Agostino.
https://www.filippotincolini.com/it/exhibitions/24-human-connections-solo-exhibition/
Comprare Identità a Milano. Da gennaio Identità, con l’intera collana dei Commentarii di Oxigenio, è in vendita all’ADI Museum of Milan. Si può anche comprare sul nostro sito:
Appuntamenti
11 marzo, Brescia. The Offline Club (The Offline Times) arriva in OfficinaStrategia, prima volta a Brescia in esclusiva per la nostra community e con un format personalizzato per il nostro spazio. scopri il programma e iscriviti qui:
7 aprile, Milano. Primo appuntamento del FuoriOfficina, il ciclo di eventi organizzati da noi fuori dalle mura di OfficinaStrategia, per parlare di identità, opportunità, inclusione (ma senza dirlo).
Ascolti, letture, visioni
Film documentario.
Hi! Human intelligence
Cos'è l'intelligenza? Come plasma le nostre identità, le nostre relazioni e il nostro futuro? Per rispondere a queste domande, il documentario dà voce a una gamma diversa di esperti, discutendo l'importanza di tutte le forme di intelligenza, da quella emotiva a quella collettiva a quella creativa. Psicologi, filosofi, economisti, ingegneri, educatori e artisti offrono ciascuno una prospettiva unica sulla complessità dell'intelligenza.
Le loro testimonianze convergono su una verità essenziale: comprendere l'intelligenza non è solo un esercizio intellettuale, ma un imperativo sociale urgente.
Su Prime Video.
Curiosità .
Bollino umano per i libri scritti senza AI.
Authors Guild - una delle più grandi associazioni di scrittori negli Stati Uniti - ha da poco lanciato un progetto che consente agli autori di certificare che il loro libro è stato scritto da un essere umano e non generato dall’AI. Più nello specifico, la certificazione “Human Authored” attesta che l'autore del libro è a tutti gli effetti un essere umano, che può, al massimo, aver fatto un uso minimo della tecnologia per controllare “l'ortografia e la grammatica o per il brainstorming o la ricerca”.
Viaggi.
Gestisci una libreria per un giorno!
The Open Book è una libreria speciale che offre ai visitatori l’opportunità unica di gestirla. Si trova in Scozia, prenotabile su Airbnb.
Connessioni.
“dimmi come ti fai un selfie e ti dirò chi sei”
Questa Postilla ci ha sbloccato un ricordo: era il dicembre 2019 quando ci siamo riuniti a Milano per la Mostra fotografica “Training Humans” di Kate Crawford e Trevor Paglen: l’evoluzione delle immagini di training dagli anni Sessanta fino a oggi. Quanto ci riguarda l’avanzamento dell’Intelligenza Artificiale? È un cambiamento che ci interessa, che ci tocca, che vogliamo sfruttare o che vogliamo allontanare? Ci facevamo queste domande allora, in netto ritardo evidentemente.
La vera intelligenza è intuizione, immaginazione, creatività, ingegno e inventiva.
È lungimiranza, visione e saggezza.
È empatia, compassione, etica e amore.
È integrazione di mente, di cuore e di azioni coraggiose.
In altre parole, la vera intelligenza non è separabile dalle altre proprietà che ci rendono umani e che richiedono la coscienza e il libero arbitrio, cioè la capacità di comprendere e quella di prendere decisioni inaspettate, creative ed etiche.
Le macchine non potranno mai fare queste cose perché, se fossero libere come siamo noi, sarebbero più pericolose che utili. Esse funzionano, ma non capiscono.
(Da Irriducibile, Federico Faggin)
E anche per il numero 38 è tutto. Hai segnato le date? 11 marzo a Brescia | 7 aprile a Milano | entro il 10 marzo candidatura alla nostra deep work experience in natura.
sempre interessanti gli articoli di OfficinaStrategia. E questo mi ha ispirato più di altri.
Grazie