L’arte della strategia è un mestiere - Postilla #28
Nel giorno di festa dei lavoratori celebriamo il nostro mestiere, con un pezzo di Sara sul lavoro di consulente per la strategia e l’organizzazione. Buon 1° maggio!
Mi è sempre piaciuto guardare il mio lavoro dalla prospettiva del mestiere, dal latino ministeri “servizio, funzione”, da minister “servo, aiutante”, derivato a sua volta da minor “meno minore”.
Ci si mette a disposizione di un sistema organizzativo.
Quando mi chiedono cosa vuol dire fare il consulente rispondo sempre che la prospettiva da prendere è quella del “minore”.
Io sono, tra le altre cose, una consulente di strategia e design delle organizzazioni.
Al di là degli aspetti tecnici, il mestiere consiste nel mettere il proprio know how a disposizione di altri, tipicamente aspiranti leader, affinché lo utilizzino nella propria attività.
Spesso le aziende mi chiedono di utilizzarlo per far accadere qualcosa, e in quel caso l’etica mi impone di uscire dal ruolo del consulente e mettermi il cappello del manager temporaneo o dell’imprenditore, assumendo la responsabilità piena del risultato di un progetto.
Il mio know how resta lo stesso ma cambia l’obiettivo e di conseguenza il modo in cui lo utilizzo. Sono due mestieri diversi che condividono la stessa competenza tecnica; si possono fare entrambi, ma mai contemporaneamente.
Capire bene la differenza è fondamentale per trovare il proprio patto con il lavoro, perché nel mezzo si creano malintesi che disperdono inutilmente energia. Al contrario, una chiarezza di ruolo e di mestiere crea i presupposti per la rigenerazione di energia, che è il carburante delle nostre organizzazioni e delle nostre vite.
Il consulente produce e vende know how.
Ecco perché non può mai smettere di studiare, e di cercare ispirazione ovunque la possa trovare. Se fermasse questo processo sarebbe come spegnere i macchinari di produzione.
In questo ruolo non si può accettare di vendere il proprio tempo, visto che quello ancora non abbiamo imparato a produrlo e spesso accade che in poche ore il cliente benefici di anni di lavoro, e viceversa.
Ma come vivono i consulenti di strategia e organizzazione?
a) Non sono forse quelli che, una volta entrati nelle Big Four, rinunciano a tutto ciò che non è business e indossano una meravigliosa divisa blu?
Non proprio. Quello è un modello che qualche manager illuminato dal profitto ha promosso negli anni 80 e che ha fatto gola a tanti di noi, salvo poi accorgerci che il ruolo non fa il consulente.
Mi è sempre piaciuto il mio lavoro, forse anche perché non ho mai fatto una distinzione netta tra lavoro e vita.
Lavoro sempre? No, anzi. Se la misura del mio lavoro fosse il tempo direi che lavoro meno della media delle persone che conosco, se fosse l’energia, forse un po’ di più.
In ogni caso nella vita io studio, penso e realizzo: a volte ne traggo un valore economico, a volte no, ma è tutto connesso nella ricerca costante di un equilibrio che sappia moltiplicare la mia energia. Per poi venderla.
b) Non sono quelli che hanno tanta esperienza da condividere e possono insegnare ai più giovani?
Io, in realtà, ho iniziato a fare la consulente a 24 anni, senza esperienza.
Ho sempre lottato contro questo presupposto, seppur con l’umiltà di riconoscere il valore immenso degli anni di lavoro. Ma anche qui, dipende dall’esperienza di cui si sta parlando, se fai il consulente di strategia non è il numero di anni di impresa che fa il mestiere.
Qualche anno fa un amico manager mi chiese quale differenza ci fosse tra un bravo consulente e un bravo manager. Spesso dopo tanti anni i due mestieri si sovrappongono.
Sapevo che, come tanti, stava pensando di uscire dalla grande azienda di telecomunicazioni in cui aveva fatto carriera al prezzo della vita e improvvisarsi consulente inseguendo il miraggio della libertà dal vincolo del tempo con cui in azienda si è soliti misurare prestazioni e risultati.
Così ho pensato di provare a salvare il mondo dall’ennesimo improvvisato che finisce per rovinare il mercato a quelli che hanno scelto “il mestiere” del consulente e ci hanno investito una vita di studio.
“Per fare il mio lavoro devi sviluppare la capacità di gioire del successo di un altro. Ti senti pronto?”
Cresciuto in un sistema che allena le persone a fare esattamente l’opposto: usare il lavoro degli altri per ottenere medaglie e così risalire la scala gerarchica, come farà a cogliere le interdipendenze ed i segnali deboli del sistema in cui è inserito?
Finirà per diventare un manager temporaneo e scoprirà tra qualche anno che ha solo rinunciato alla sua carriera. Io, poi, mi perderei uno dei pochi manager che dall’interno delle organizzazioni può fare la differenza nella ricerca di nuovi modelli organizzativi.
“Con l’esperienza di manager che hai, la tua competenza sia tecnica che di relazione è altissima, ma sei pronto a metterti al servizio di altri? Significa stare in ombra, anche quando c’è da festeggiare i risultati, qualche volta essere incompresi, a volte un po’ invidiati, ma soprattutto significa sentirti spesso fuori dal gruppo”.
E’ un percorso di crescita, questo come l’altro, e non andrebbe sottovalutato.
Non è management temporaneo, anche se dopo un po’ che sei in azienda come consulente e produci valore viene naturale chiederti di fare il passaggio, un po’ per confermare fiducia, un po’ per stringere la catena della proprietà aziendale mentre tu lotti per la tua proprietà intellettuale.
Il mestiere del consulente segue regole diverse. Sono paradigmi di pensiero e di azione diversi. Il dramma è il compromesso che si è fatto negli ultimi anni guidato dalle Big Four che hanno prodotto battaglioni di consulenti manager e creato confusione sul mercato.
Le soddisfazioni in termini di medaglia sul petto vengono sostituite dalla medaglia sul petto di un altro, e conseguentemente dalla sua etica.
I manager sono spesso istruiti a dividere, per controllare, e a sviluppare una competenza verticale altissima. Puoi fare il consulente tecnico, ma…non è quello che mi stai chiedendo.
c) Ma quindi il consulente è solo un coach, che fornisce un supporto di metodo ai manager?
No, al consulente di strategia e organizzazione è richiesto di avere un impatto sostanziale sul business e per farlo devi conoscerne le dinamiche, lavorare con tutte le parti di un’organizzazione per mettere in campo il know how di hard e soft skill che hai maturato.
È un mestiere bellissimo in fondo perché per farlo bene devi avere la visione d’insieme e concentrarti sulle connessioni più che sulle funzioni specifiche.
È difficile stare fuori dal sistema ma è la distanza della prospettiva che fa tutta la differenza.
“Dunque amico mio, credi che faccia per te?”
Alla fine il mio amico è ancora in azienda, fa il manager illuminato (non solo dal profitto) e ogni tanto mi chiama per un consiglio di visione ampia, che non gli nego solo perché quando usciamo a cena offre lui.
Una cosa ormai gli è chiarissima: il know how si paga!
Conclusione e approfondimento. Il nostro è un mestiere nobile, che trova le radici nell’approccio scientifico, non un ripiego per aziende che non vogliono assumere o per manager con esperienza di lavoro in cerca di esperienze di vita. Ci sentiamo con questo pezzo di voler ridare dignità al nostro lavoro, se mai fosse stata messa in discussione, come è nei diritti e doveri di ogni lavoratore.
Buon primo maggio!
Il primo consulente di strategia fu Frederick Taylor che predicava “The System Must Be First” in uno scritto del 1913 dal titolo “Principles of Scientific Management”.
Lo abbiamo scoperto leggendo questo piacevolissimo riassunto di 100 anni di storia della consulenza strategica: A Brief & Fun History Of The Strategy Consulting Industry 1900 - 2020.
Intanto Oxi
Commentario. Il nuovo numero del Commentario di Oxigenio è in arrivo. Quest’anno ci siamo dedicati al tema dell’identità. Potete già pre-ordinare il vostro numero sul sito di OfficinaStrategia. È possibile ricevere Identità sia singolarmente che con le ristampe dei tre numeri precedenti: Cambiamento, Antifragile e Percorsi.
Lavoro. Cerchiamo uno stagista che affianchi Sara per 6 mesi. L’offerta prevede 6 mesi di stage con possibile assunzione a tempo indeterminato al termine in Oxigenio SB s.r.l. Astenersi perditempo e digital marketer. L’annuncio è qui.
Uno stop. Ha preso il via il progetto Uno Stop in OfficinaStrategia di cui abbiamo parlato questo mese su Substack e nel nostro sito.
Appuntamenti
Wim Wenders. Dopo il successo di Perfect Days (che a noi è piaciuto tantissimo, e ci ha pure ispirato per un pezzo su Identità) il regista tedesco Wim Wenders torna nelle sale da domani (giovedi 2 maggio) con Anselm, un omaggio ad Anselm Kiefer, uno dei più innovativi e importanti artisti del nostro tempo: per il lancio é previsto un evento straordinario in contemporanea in diverse sale (qui l’elenco).
Ascolti letture visioni…
Consulenti in conflitto. Milena Gabanelli su Instagram ha pubblicato un simpatico contenuto sul conflitto di interesse di colossi come Deloitte, Kpmg, Pwc, Ernst & Young nell’ambito, tra gli altri, delle politiche green dell’Unione Europea.
Aedicola. Il 25 aprile scorso siamo stati all’inaugurazione di Aedicola Lambrate, che ha aperto i battenti vendendo 800 copie della Costituzione Italiana. Un progetto di cui tra l’altro parliamo con Paolo Iabichino nel nuovo Commentario, ne hanno parlato tutti i giornali, perché è un progetto strepitoso di rigenerazione umana ed urbana. Se siete in zona passate a dare un’occhiata e…preordinate Identità per leggere la storia di come è nata.
Party Letterari. A proposito di lentezza: a New York stanno spopolando i party letterari. Unica regola? Spegnere i cellulari e aprire i libri. A dare il via a questa tendenza sono stati i social media ma anche i book tok un trend che sta rivoluzionando il mercato dell’editoria e l’editoria stessa.
E anche per il numero 28 è tutto.
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Speranza, dal latino spes, a sua volta dalla radice sanscrita spa- che significa “tendere verso una meta”.
Il consulente di strategia e organizzazione conosce la complessità del sistema, ne è consapevole e la abbraccia per poi mostrare come nuove connessioni possano dare nuove opportunità ed entusiasmo ad un progetto, ad un'idea, ad una persona. L'ho sempre trovata una cosa bella, appagante, a tratti emozionante. Perché al centro dei sistemi ci sono le persone, a cui luccicano gli occhi quando ritrovano la speranza e sanno come proseguire in autonomia.